C.so Ferrari 193 Tel 019 484615
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Il museo ha sede nella casa laboratorio del pittore e ceramista Manlio Trucco (Genova 1884 – Albisola Superiore 1974), uno dei protagonisti della rinascita artistica albisolese degli anni venti e trenta del Novecento. L’immobile fu donato dall’artista al Comune di Albisola Superiore, perché fosse trasformato in museo allo scopo di testimoniare le vicende secolari della tradizione albisolese. Il percorso di visita parte dall'esposizione di esemplari del Novecento, con opere dello stesso Trucco, per arrivare ai reperti archeologici di epoca medioevale.
La ceramica albisolese, già nota nel XV secolo, era destinata a conoscere un grande sviluppo nel secolo successivo. Nel 1578 i membri della famiglia Conrado si trasferirono in Francia, a Nevers, per impiantarvi fabbriche di maiolica, mentre altri maestri albisolesi lavoravano all'epoca a Siviglia e a Lione. Nel corso del Seicento, Albisola Superiore aveva condiviso con la vicina Albissola Marina e con Savona le fortune della grande stagione barocca, come esemplificato nel Museo da una campionatura di vasi in comodato dall'Ospedale San Martino di Genova, una cospicua parte dei quali proviene da fabbriche albisolesi (Grosso e Gerolamo Merega).
 
Tra gli altri esemplari esposti, si citano le stoviglie dalla tipica tinta marrone aranciata, ornate sotto vernice da semplici motivi aniconici in manganese, le cosiddette taches noires di gusto neoclassico, della fine del '700. A questa produzione si era aggiunta, agli inizi dell'Ottocento, quella della terracotta detta “nera”, per la colorazione scura, alla quale veniva in seguito affiancandosi la ceramica “gialla”, solitamente ornate da decori essenziali dati da spugnature di ramina o manganese. Agli esordi del XX secolo la produzione albisolese conosceva un grande sviluppo, grazie alla lavorazione semindustriale di pentole da fuoco in terra refrattaria, di cui venivano prodotti milioni di pezzi. Tra gli ultimi decenni del XX secolo e gli inizi del successivo, riprendeva anche la produzione di ceramiche in stile, ispirate alla grande tradizione barocca, destinata a perdurare fino ai nostri giorni. A questa andava affiancandosi, all'interno delle manifatture, una lavorazione aggiornata alle novità che permeavano il panorama internazionale.

Nel museo, situato in corso Ferrari 193, è rappresentata, attraverso un itinerario a ritroso, la storia della ceramica albisolese dal XX al XV secolo Albisola Turismo

Nel 1921 lo stesso Manlio Trucco, di ritorno da Parigi, importava ad Albisola le novità del déco, dapprima come direttore della Casa dell'Arte, manifattura presso la quale si era coagulato un dinamico sodalizio tra pittori, scultori e poeti, per lo più liguri, e quindi nella sua propria fabbrica, La Fenice. Nello stesso periodo, anche Ivos Pacetti, prima di aderire al credo futurista, aveva sperimentato il déco. Alla Fenice, tra il 1926 e il 1927, lavorava, su commissione dell'architetto genovese Mario Labò, Arturo Martini. La semplificazione formale delle piccole plastiche realizzate con il supporto dell'amico Trucco, aveva indicato la strada del rinnovamento.
Nel Museo sono in esposizione, oltre alla terracotta del San Giorgio, Orfeo, Amanti, Pensatore e Giuditta. Al suo esempio si era collegato anche Francesco Messina, di cui si espongono Amanti e Solitudine, all'opera nella stessa manifattura, proprio in quel periodo. All’interno si può ammirare il Calendario della Riviera dello scenografo e illustratore Emanuele Luzzati. In esposizione anche il pannello in piastrelle maiolicate di Giovanni Giacomo Sciaccarama (1554) e i ‘laggioni’ cinquecenteschi. Nel giardino, tra le sculture dell'artista albisolese Antonio Siri, campeggia l’altorilievo Battaglia di Agenore Fabbri, realizzato nel 1948 nella Fabbrica Mazzotti di Albissola.
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