L’itinerario di visita del centro storico di Albisola Superiore spazia da architetture medievali a monumenti religiosi, senza dimenticare l’arte ceramica, caratteristica del territorio albisolese, ed una grande testimonianza del barocchetto genovese,  come Villa Gavotti.
Il muro di cinta di Villa Gavotti ci porta dritti in via dei Della Rovere, nucleo del centro storico, nel quale si trova l’ingresso della villa, magnifico esemplare del cosiddetto barocchetto genovese, fatta costruire nel 1744 da Francesco Maria, doge di Genova, ultimo discendente dei Della Rovere. La villa nacque su una costruzione risalente al XV secolo: dell’antico edificio rimangono ancora tracce delle mura, del piede della torre e dei piani, sfalsati rispetto agli attuali più alti e imponenti. Gerolamo Brusco, architetto della Serenissima Repubblica di Genova, disegnò e diresse i lavori di trasformazione.
La sua presenza è il segno preminente di un grandioso progetto teso a trasformare una vasta porzione di territorio di Albisola in un’unità dove paesaggio, agricoltura, arte, architettura venivano riproposti innovati sulla scia del gusto dei secoli dei lumi. Attorno alla villa, su un territorio paludoso e soggetto alle piene dei due torrenti Sansobbia e Riobasco, furono costruite le arginature, ristretti gli alvei, scavati canali, rifatte o riadattate le abitazioni rustiche e, dal limitare dei campi, creati nuovi percorsi a modo di crose.
Ancora oggi il centro storico di Superiore si sviluppa lungo via della Rovere dominata dal ponte medievale, che scavalca il Riobasco con un arco di forma elegante. L’anno 1215 il podestà Guglielmo Trucco decretava, infatti, l’esecuzione di un ponte in muratura da erigersi sul Riobasco, per rendere possibile alla popolazione del borgo, di recarsi alla chiesa di San Nicolò anche nei giorni in cui il torrente era in piena. Questo collegamento venne realizzato da Guglielmo Fodrato, proprietario dei terreni situati tra Luceto, il torrente Sansobbia e lo stesso Riobasco.
Percorsa via della Rovere si giunge ai piedi della Chiesa parrocchiale di San Nicolò, una delle più antiche della diocesi, costruita ai piedi del Castellaro nel secolo XI, ricostruita nel 1600 e oggetto nel corso dei secoli di importanti trasformazioni. Il tipico sagrato, datato 1837, è pavimentato a ciottoli levigati bianchi e neri, mentre l’interno a tre navate racchiude capolavori di artisti liguri quali Domenico Buscaglia, Francesco Gandolfi, Gerolamo Brusco, dello scultore Francesco Schiaffino, mentre nella cappella a destra del presbiterio è conservato un prezioso crocifisso in legno del 1727, opera di Antonio Maria Maragliano, raffigurante “Gesù agonizzante”. Attiguo alla chiesa sorge l’Oratorio di Santa Maria Maggiore, che conserva la statua lignea di San Nicolò risalente al 1708 di Anton Maria Maragliano.

La leggenda vuole che, mentre i combattenti stavano per impugnare le armi, nel cielo apparve una candida nube riflettente i raggi del sole. I contendenti abbagliati da tanta luce deposero le armi e pace fu fatta! Albisola Turismo

Sopra il complesso religioso si erge il colle del Castellaro, importante per la sua valenza storica di nucleo originario dell’antica città romana di Alba Docilia. Il Castellaro è stato un insediamento arroccato su luoghi di facile difesa, tipico della Liguria pre-romana. I romani, quando fondarono Alba Docilia (IV secolo d.C), abbandonarono il Colle Castellaro perché, forti della loro potenza, non avevano bisogno di fuggire di fronte al nemico, ma con le invasioni barbariche tutto cambiò nuovamente: la popolazione abbandonò la pianura e il Colle venne munito di un castello provvisto di torri che dominava le valli e la via Aurelia. Nonostante lo stato di abbandono è ancora leggibile l’impianto planimetrico sul quale era impostato il manufatto ed è abbastanza ben conservata una porta e parte di muratura in elevazione.

Dalla Chiesa di San Nicolò parte un breve itinerario escursionistico che conduce al Castellaro ed arriva al Santuario della Pace, costruito nel 1578 nel luogo dove avvenne un combattimento fra gli abitanti di Albisola e di Stella. La leggenda vuole che, mentre i combattenti stavano per impugnare le armi, nel cielo apparve una candida nube riflettente i raggi del sole. I contendenti abbagliati da tanta luce deposero le armi e pace fu fatta.