Lungo le rive del Sansobbia, nel Medioevo, furono costruiti canali, la cui acqua di caduta azionava numerosi mulini, la cui esistenza è attestata in documenti del XII secolo: erano i mulini da cereali, d’Alto e delle Chiappe, appartenenti all'abbazia di San Quintino di Spigno. Tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII alcuni mulini vennero adattati alla macinazione di vernici e colori, destinati alle fabbriche di ceramica di Albisola.

La fabbricazione della ceramica conobbe, infatti, ad Albisola, nel Seicento, un periodo di grande fioritura: alle numerose fornaci si affiancarono i primi mulini da colore, adattati al doppio uso, che diventarono una caratteristica della valle del Sansobbia ed in particolare del territorio di Ellera.

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Il mulino delle Chiappe fu registrato nel catasto del 1612 in capo a Nicolò Isola, seguì nel 1640 un edificio per macinare colori all’interno dei Molini d'alto e del 1672 sono le prime testimonianze del mulino di Gallò. Ma l'incremento più massiccio dei mulini da colore lo si registrò attorno alla fine del XVIII secolo, con l'entrata in funzione di ruote da colore nei due mulini del centro di Ellera.

La macinazione del piombo, ultimo prodotto fornito dai mulini di Ellera alle fabbriche di ceramica di Albisola, cessò attorno al 1930, quando chiuse il mulino di Gallò.